Comunicazione Nonviolenta: 3 pilastri

Hai mai trovato un libro che catturasse subito la tua attenzione, solo a partire dal titolo?

Io sì. E questo libro mi ha insegnato molto sul modo in cui comunichiamo.

“Le parole sono finestre (oppure muri)”

È stata una frase che la mia insegnante di Ecopsicologia, Marcella Danon, ha citato durante un seminario formativo in Green Life Coaching. Ed è il titolo del libro più famoso di Marshall Bertram Rosenberg, sulla Comunicazione Nonviolenta.

In questo articolo ti parlerò dei 3 pilastri di questo approccio ideato da Rosenberg. 

Ho deciso di chiamarli pilastri perché credo che siano punti fondamentali da conoscere per avere relazioni autentiche (anche chiamate “relazioni ecologiche” dall’Ecopsicologia), con sé e con gli altri.

Ma prima lascia che mi presenti…

Mi chiamo Stefania, sono Green Life Coach ed Ecotuner certificata, grande appassionata di Crescita Personale e di Natura, e Apicoltrice per passione.

Ho deciso di unire queste mie grandi passioni e di creare questo Blog: qui condivido risorse gratuite e strumenti utili per la tua Crescita Personale.

Il filo conduttore è la Natura, nostra Maestra.

Partiamo!

A fine febbraio 2023 ho presentato la mia relazione del libro “Le parole sono finestre (oppure muri)”. Questa relazione è stata parte della mia formazione in Ecotuning Training – Formazione internazionale in Ecopsicologia Applicata (specializzazione in Green Life Coaching).

Il libro di Rosenberg si è rivelato illuminante!

La comunicazione in senso lato è presente fin dal mio percorso di studi universitario. 

Credo nel potere delle parole, anche quelle che diciamo a noi stessi, e credo nel potere dell’empatia.

Hai mai pensato a quanto sia importante dire a te stessa/o parole di qualità?

L’importanza di una comunicazione di qualità con se stessi è uno strumento fondamentale per rendere veramente autentica la nostra relazione con gli altri.

Prima di condividere con te i pilastri di questo libro, lascia che ti presenti brevemente l’autore…

Marshall Bertram Rosenberg (1934-2015) è stato uno psicologo clinico e scrittore statunitense. 

Nato in Ohio da genitori di origine ebraica, e cresciuto in un quartiere popolare di Detroit, spesso al centro di forti contrasti razziali, imparò sul campo come risolvere i conflitti in maniera pacifica, e da questa sua esperienza iniziò il suo lavoro. 

Allievo e assistente di Carl Rogers (psicologo statunitense), nel corso di 40 anni di intenso lavoro ha sviluppato la Comunicazione Nonviolenta.

Rosenberg si dedicò interamente all’insegnamento del processo di comunicazione da lui ideato in giro per il mondo.

È stato il fondatore del The Center for Nonviolent Communication (CNVC), un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che si dedica alla condivisione della Comunicazione Nonviolenta in tutto il mondo, tra cui l’Italia.

Che cos'è la Comunicazione Nonviolenta?

La comunicazione Nonviolenta (CNV) è un approccio individuato da Rosenberg che ci porta a dare dal cuore. Ci connette con noi stessi e con gli altri in un modo che permette alla nostra naturale empatia di sbocciare.

Si chiama anche “comunicazione empatica”, perché ci mette in ascolto con noi e con gli altri. 

La CNV si basa su abilità di linguaggio e di comunicazione che rafforzano la nostra capacità di rimanere umani anche in condizioni difficili e che aiuta le persone a scambiare le informazioni necessarie per risolvere pacificamente i conflitti. 

Questo approccio si applica a contesti diversi: dalle relazioni personali alla famiglia, dalla scuola alle aziende, dalle relazioni diplomatiche a quelle commerciali.

Spesso, quando sentiamo parlare di nonviolenza, la parola violenza può farci pensare esclusivamente alla violenza fisica. 

Oppure, quando sentiamo parlare della comunicazione nonviolenta, possiamo pensare che si tratta semplicemente di una comunicazione che esclude le parolacce e le grida. E, quindi, questa interpretazione può farci credere che non ci riguarda. 

In realtà, la violenza, spesso e purtroppo, prende una forma molto più sottile e, proprio per questo motivo, diventa difficile riconoscerla nel nostro linguaggio e nei nostri comportamenti.

Secondo Rosenberg, la maggior parte della comunicazione umana, anche tra individui che si amano, avviene in maniera “violenta”, ossia non consapevole che il modo in cui parliamo, le parole che pronunciamo e il giudizio, che spesso ne trapela, può provocare dolore nelle altre persone.

Attraverso l’approccio CNV, invece, le nostre parole diventano delle risposte coscienti basate sulla consapevolezza di ciò che percepiamo, ciò che sentiamo e ciò che vogliamo.

La CNV promuove l’ascolto profondo (sia verso noi stessi sia verso gli altri), il rispetto, l’attenzione, l’empatia e genera un reciproco desiderio di dare dal cuore.

Il primo pilastro della Comunicazione Nonviolenta

Voglio condividere con te il primo pilastro che mi porto a casa grazie a questo libro: le quattro componenti della CNV, identificate da Rosenberg.

Osservazioni

La prima componente della CNV richiede di separare l’osservazione dalla valutazione.

Significa osservare prima di parlare, senza introdurre alcun giudizio né valutazione.

Quando mescoliamo l’osservazione e la valutazione, riduciamo la probabilità che gli altri sentano il messaggio che intendiamo esprimere. Sentiranno una critica e, quindi, opporranno resistenza.

Facciamo un esempio…

Se dico: “Giulia lavora troppo”, in questo caso sto esprimendo solo una valutazione (l’aggettivo troppo racchiude, infatti, una valutazione). 

Un’osservazione separata dalla valutazione potrebbe invece essere: “Giulia questa settimana ha passato più di 60 ore in ufficio”. Ho osservato Giulia, quindi posso dire chiaramente ciò che ho visto.

Sentimenti

La seconda componente della CNV consiste nell’esprimere come ci sentiamo.

Significa comprendere ed esprimere quello che sentiamo dentro di noi quando osserviamo una determinata azione: siamo tristi, spaventati, felici, divertiti, irritati?

Nell’ambito della CNV è importante distinguere tra le parole che esprimono dei sentimenti veri e propri e le parole che descrivono quello che pensiamo di essere.

Facciamo un esempio…

Se dico: “Mi sento incapace come chitarrista”, sto valutando la mia abilità come chitarrista anziché esprimere con chiarezza i miei sentimenti.

Se invece dico: “Mi sento insoddisfatta come chitarrista”, esprimo un sentimento vero e proprio. Il vero sentimento nascosto dietro la mia valutazione di me stessa come “incapace” potrebbe proprio essere, quindi, l’insoddisfazione.

Per esprimere i nostri sentimenti è utile servirsi di parole che facciano riferimento a emozioni specifiche, piuttosto che utilizzare parole vaghe o generiche. 

Quante volte ti capita di rispondere “sto bene/mi sento bene” quando qualcuno ti chiede “come stai”?

A me molte volte.

Rosenberg suggerisce, invece, di attingere al nostro ricco vocabolario per descrivere in modo chiaro la nostra situazione emotiva in quel preciso istante!

Bisogni

La terza componente della CNV consiste nel riconoscere quali sono i bisogni che nutriamo e che sono collegati ai sentimenti che abbiamo identificato.

Le azioni degli altri possono essere uno stimolo per i nostri sentimenti, ma non ne sono mai la causa

I nostri sentimenti sono il risultato del modo in cui scegliamo di ricevere quello che gli altri dicono e fanno, e dei nostri particolari bisogni e delle nostre aspettative in quel momento.

Tanto più riusciamo a collegare i nostri sentimenti ai nostri bisogni, tanto più gli altri riusciranno a rispondere con empatia.

Facciamo un esempio…

Se dico: “Ci sono rimasta male quando ieri sera non ti sei fatto vedere”, attribuisco la responsabilità per il mio dispiacere solo all’azione dell’altra persona. 

Se invece dico: “Quando non sei venuto, mi è dispiaciuto, perché avrei voluto parlarti di alcune cose che mi turbavano”, collego il mio sentimento al mio desiderio personale che non è stato realizzato.

Richieste

La quarta componente consiste nel formulare delle richieste specifiche verso il nostro interlocutore.

Significa usare un linguaggio positivo nel fare le richieste. Se le richieste sono formulate in modo negativo, le persone sono confuse su quello che in concreto viene loro chiesto e questo potrebbe provocare resistenza.

Oltre ad usare un linguaggio positivo, è importante evitare le forme linguistiche vaghe, astratte o ambigue e articolare le nostre richieste nella forma di azioni concrete che gli altri possono intraprendere.

Facciamo un esempio…

Se dico: “Vorrei che tu preparassi più spesso la cena”, le parole “più spesso” non esprimono la richiesta di un’azione specifica. 

Potrei invece dire: “Vorrei che tu preparassi la cena ogni lunedì sera”.

Tanto più ci è chiaro che cosa vogliamo dagli altri, tanto più è probabile che lo otterremo.

Il secondo pilastro della Comunicazione Nonviolenta

Il secondo pilastro che voglio condividere con te è l’importanza dell’empatia.

Che cos’è l’empatia?

L’empatia è una rispettosa comprensione di ciò che gli altri provano. 

Quando ci relazioniamo agli altri, l’empatia ha luogo soltanto una volta che siamo riusciti a liberarci di tutte le idee preconcette e di tutti i giudizi che abbiamo su di loro. 

Invece di dare empatia, spesso tendiamo ad avere un forte impulso a dare consigli, a rassicurare, a spiegare la nostra posizione o i nostri sentimenti, a consolare il nostro interlocutore.

L’empatia, al contrario, ci chiede di concentrare tutta la nostra attenzione sul messaggio dell’altra persona. 

L’empatia ci chiede di svuotare la nostra mente e di ascoltare gli altri con il nostro intero essere.

Come ricevere il messaggio dell’altra persona con empatia?

La CNV suggerisce di parafrasare, ossia mettere a parole, quello che abbiamo compreso dal nostro interlocutore. 

Come parafrasare? 

Rosenberg suggerisce di parafrasare sotto forma di una domanda, che rivela la nostra comprensione e sollecita una eventuale correzione da parte del nostro interlocutore.

Facciamo alcuni esempi…

Esempio 1
Persona A: Come ho potuto fare una cosa così stupida?
Persona B: Nessuno è perfetto. Sei troppo critico con te stesso.

Esempio 2
Persona A: Sono disgustata da quanto sto diventando grassa.
Persona B: Magari puoi fare un po’ di sport.

Questi primi due esempi ci fanno capire come la persona B riceve il messaggio della persona A senza empatia.

Ora ti invito a leggere i prossimi esempi…

Esempio 3
Persona A: Come hai potuto dirmi una cosa del genere?
Persona B: Sei ferita perché ho detto questo?

Esempio 4
Persona A: Sono furibonda con mio marito. Non c’è mai quando ho bisogno di lui.
Persona B: Pensi che dovrebbe essere più presente, è così?

Hai notato qualche differenza in queste ultime risposte, rispetto alle precedenti? In questi due esempi, la persona B riceve il messaggio della persona A con empatia.

Ho trovato questi esempi davvero potenti! Sei d’accordo?

Il terzo pilastro della Comunicazione Nonviolenta

Il terzo pilastro che mi porto a casa, dopo aver letto questo libro prezioso, è l’importanza di come comunichiamo a noi stessi.

Rosenberg sostiene che la più importante applicazione della CNV riguarda proprio il modo in cui trattiamo noi stessi. 

Come fare?

Possiamo ricordare a noi stessi, ogni giorno, che siamo speciali.

Possiamo usare la CNV per valutare gli eventi e le situazioni in modi che promuovano la crescita interiore anziché l’odio verso noi stessi.

Possiamo, fin da oggi, eliminare il verbo “dovere”.

Quante volte, durante la giornata, utilizzi la parola “devo”?

Quante volte ti capita di dire queste frasi?

“Oggi devo andare in palestra”
“Oggi devo andare a fare la spesa”
“Oggi devo finire questa cosa…”
“Oggi devo studiare”

DEVO. Questa parola violenta, come la definisce Rosenberg, è usata comunemente per giudicare noi stessi. 

La maggior parte delle volte in cui usiamo questa parola verso noi stessi ci impediamo di imparare, perché questa parola implica che non abbiamo scelta. La parola dovere evoca una sensazione di costrizione.

Sia Rosenberg sia l’Ecopsicologia (la formazione di cui ho parlato all’inizio dell’articolo) ci invitano a sostituire la parola “Devo” con l’espressione “Scelgo di”. 

Dopo aver riconosciuto l’azione che scegliamo di fare, Rosenberg suggerisce di metterci in relazione con l’intenzione dietro la nostra scelta, completando la frase:

“Scelgo di… perché voglio…”

Evitiamo di darci ordini, vogliamoci bene!

Diventiamo noi stessi il cambiamento che desideriamo.

Gandhi

La Comunicazione Nonviolenta si ispira al concetto di “nonviolenza” espresso da Gandhi.

Grazie per aver dedicato il tuo tempo a leggere questo articolo.

Mi auguro che questi tre pilastri ti abbiano aiutata/o a riflettere sul modo in cui comunichi e che ti abbiano dato una consapevolezza in più. 

Le parole sono finestre (oppure muri)” è un libro che ti consiglio di approfondire.

Se vuoi condividere alcune riflessioni, ti invito a compilare questo form oppure a scrivermi in DM sulla mia pagina Instagram. Ti leggerò con molto piacere!

Al prossimo articolo!

Un abbraccio,

Stefania 

Aggiornamento
In data 26 luglio 2023, ho ottenuto ufficialmente la certificazione come Ecotuner e in data 28 febbraio 2024 il diploma come Professional Life Coach, con specializzazione in Green Coaching.